Packaging d’alga: dai fondali mariniuna risorsa antiplastica

a cura di
Elisa Crotti

Una nuova strada per il packaging cosmetico? Probabilmente. Le alghe stanno sott’acqua, non si fanno notare e finora il loro uso è stato limitato. Ma in realtà, oltre alle loro preziose funzioni cosmetiche (sono un eccellente anticellulite), le alghe vantano interessanti proprietà, che le possono rendere una valida alternativa alla plastica. Le ricerche sono già iniziate.

Le alghe sono un vegetale poco considerato, se non da qualche popolo che su di loro ha tessuto la propria economia. Se in oriente è comune mangiare alghe, in occidente si tratta di una pratica recente. Non perché non piacciano ma, più semplicemente, perché tendono a passare inosservate. Stanno nell’acqua, nascoste, e per tradizione è lì che rimangono, almeno nella nostra testa.

Anche se, in realtà, ci sono impieghi molto interessanti di questo vegetale, soprattutto nel settore cosmetico. Le alghe sono ricche di oligoelementi, vitamine, minerali e antiossidanti, che contribuiscono a mantenere la pelle sana e a prevenire i segni dell’invecchiamento, ma possono anche contrastare con efficacia la cellulite.

Svolgono infatti un’azione drenante e riducente, attenuano l’infiammazione e migliorano la microcircolazione, grazie anche a un preziosissimo effetto detox. Il loro ruolo nella cosmesi però, non deve non finire qui.

Ebbene sì, se finora le alghe hanno raramente fatto notizia nella nostra ricerca di alternative valide alla dipendenza dai plastici sintetici a base di petrolio, è giunto il momento di portarle in auge e offrire loro la stessa attenzione oggi rivolta a mais, canna da zucchero, semi di ricino, amido di patate e cassava nel risolvere il problema della riduzione della plastica. Alghe come paladine antiplastica? È possibile, occorre solo il giusto investimento nella ricerca.

Le alghe, i vegetali sotto la linea dell’acqua

Le alghe comprendono una vasta gamma di specie di organismi, dalle diatomee a singola cellula alle gigantesche alghe kelp multicellulari che crescono fino a 60 centimetri di lunghezza al giorno – da qui il nome di “bambù di mare”. Le alghe marine, una sottocategoria delle alghe, includono anche le spugne marine e alcuni licheni. Rappresentano quindi un’ampia varietà di vegetali, dalle caratteristiche – e dalle proprietà – molto differenti.

Le alghe mancano delle specificità che contraddistinguono le piante terrestri, come strutture simili a foglie e radici, ma ci offrono incredibili benefici per la salute, oltre alla possibilità di sostituire alcuni dei materiali sintetici esistenti, plastica in primis. Se è vero quindi che le alghe sono conosciute come additivi alimentari e cosmetici, fertilizzanti e cibo per il bestiame, è anche vero che possono essere sintetizzate in una serie di materiali validi, tra cui celle fotovoltaiche, materie prime per plastici e filati.

Non solo, posso rappresentare anche potenzialmente una fonte di energia (si pensi alle batterie). Uno dei più grandi vantaggi di questa speciale materia prima è la sua rapida crescita e la possibilità di essere raccolta su scala industriale. Inoltre, non interferisce con le produzioni agricole proprio per il fatto di crescere “altrove” – si tratta di un aspetto importantissimo per un pianeta che non riesce a sostentare la popolazione mondiale – e consente un’ampia gamma di potenziali applicazioni, che stanno da poco iniziando a vedere la luce.

Alcuni usi alternativi delle alghe nel settore del packaging. Scrivere con le alghe

Ebbene sì, l’uso delle alghe si può estendere anche alla scrittura. Se da un lato il mondo vegetale emerso ha offerto una grande varietà di materie prime destinate a trasformarsi in inchiostro (si pensi alla colza, al lino, alla soia e al girasole), dall’altro lato il mondo sommerso sta solo recentemente riservandoci sorprese. E così oggi è possibile trovare sul mercato anche inchiostro d’alga. Si tratta del sottoprodotto di lavorazioni legati a oli speciali e coloranti per prodotti alimentari.

Raccolta la biomassa ed estratto il prodotto di interesse, ad esempio l’olio, questo viene bruciato per creare un pigmento nero che può essere utilizzato come sostituto del carbon black, mantenendo la stessa densità di colore. Si tratta di un inchiostro derivato appunto dalle alghe, quindi completamente a base vegetale, rinnovabile e biodegradabile al 100%.

Le versioni più recenti di questo inchiostro sono ora stampabili utilizzando processi ad alta velocità come l’offset e il flessografico, e sono adatte a una gamma di substrati diversi, tra cui carta e cartone.

Morbida schiuma d’alga

È possibile produrre dalla biomassa di alghe una gamma di schiume flessibili, morbide e a celle chiuse. L’alto contenuto proteico delle alghe rende questo materiale in grado di comportarsi come una plastica dopo l’esposizione a calore e pressione ed è quindi una valida alternativa alle tradizionali schiume o alle gomme termoplastiche. Il ruolo delle alghe nella logica della “plastic reduction” può essere quindi molto interessante e riservare piacevoli sorprese.

La lavorazione prevede che la biomassa di alghe venga raccolta, quindi disidratata ed essiccata. Una volta completamente asciutta, subisce un processo di polimerizzazione in pellet, prima di essere combinata con altri composti per formare una schiuma morbida e plasmabile. Da qui, via al packaging cosmetico.

Le alghe e il loro valore inesplorato

L’idea delle alghe come imballaggio sta suscitando molto interesse. Numerose sono le realtà che hanno avviato ricerche e sperimentazioni su questa materia prima. Alcuni risultati sono già sugli scaffali, altri sono invece in fase di test. A quanto pare, il mercato delle alghe sta crescendo: non solo quello relativo alle tipologie verdi – più note – ma anche quello delle brune e delle rosse. Conosciamo lo spazio meglio dell’oceano. Evidentemente, è ora di andare alla scoperta delle infinite possibilità del mondo sommerso e dei suoi sorprendenti abitanti.

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